martedì 22 giugno 2021

Pasquale Matrone, "Per favore, spegnete quella luce"

 di ENZO REGA





Il titolo di questo libro di Pasquale Matrone, Per favore, spegnete quella luce (CEDAM, 1999), rovescia il titolo di un libro del 1950 del conterraneo Domenico Rea, Gesù,  fate luce (Rea era nato a Nocera Inferiore; Matrone, ormai stabilmente residente in Toscana dopo lunghi anni di insegnamento, è originario di Pompei).

Come quello di Rea, anche il libro di Matrone pratica con sapienza la nobile arte del racconto. Sono venti i racconti brevi che Matrone raccoglie qui, destinandoli agli studenti come lettura scolastica ma parlando in realtà a tutti: e ne sono protagonisti appunto ragazzi con i loro insegnanti, genitori, nonni. Se i testi di Rea si muovono tra tragico e comico, quelli di Matrone esplorano i confini tra reale e fantastico, iscrivendosi, come viene detto nella prefazione, nel genere del "verosimile fantastico". 

Se talvolta, nella rigorosa costruzione della quale l'autore si rivela maestro (il racconto breve non richiede meno capacità della composizione di un romanzo, anzi), la narrazione parte e torna alla realtà,  dopo lo sconfinamento nell'immaginario fantasioso, in altri casi il finale ci lascia invece in piena dimensione fantastica.

L'autore, oltre che della costruzione, si mostra padrone della scrittura, con l'uso di una lingua che seppure vuole in alcuni casi avvicinarsi al parlato dei personaggi protagonisti delle vicende, conserva un alto e nello stesso tempo misurato tasso di letterarietà. 

Pur rivolgendosi agli studenti, Matrone non disdegna argomenti spinosi e non cerca soluzioni consolatorie. E nemmeno si affida a facili moralismi. Il senso morale si coglie nell'insieme dei racconti. Può  essere, sì,  talvolta più esplicito, come accade proprio nel racconto eponimo che appunto dà il titolo al volume. Se il richiamo alla luce nel libro di Rea che abbiamo nominato è  da intendersi come desiderio di uscire dalle miserie della vita da parte dei personaggi delle vicende quotidiane lì narrate, la "richiesta" opposta avanzata dal titolo del racconto eponimo di Matrone, e di conseguenza da tutto il libro, è  invece quello di mettere in mora le tante luminarie che ci frastornano per potersi raccogliere intorno a ciò che è  invece essenziale, come fanno i personaggi di questo racconto, che è  il penultimo della raccolta, la quale si chiude poi con un testo che evoca una universale dimensione spirituale di sapore buddista. 

Ma c'è anche il sapore del passato, nella rievocazione che spesso compare nel libro di un tempo altro, che è  più quello dell'infanzia dell'autore e meno quello dei giovani lettori che quindi sono portati ad alzare il proprio sguardo dalla dimensione della propria quotidianità verso un "altrove" - che è  anche quello della dimensione fantastica che appunto caratterizza queste narrazioni.

Ma forse il tempo non esiste, se non nella nostra coscienza, come diceva sant'Agostino, e dopo di lui Bergson: un pensiero questo esposto, in uno dei racconti, con garbo dall'autore, senza fare i nomi dei filosofi in questione, ma traghettando nelle giovani menti, e in quelle dei lettori di qualunque età, il frutto di questi pensatori. 

Così  come ormai da tempo si propone la Kinderphilosophie, ovvero la filosofia rivolta ai bambini e ai ragazzi prima che ne cominci l'insegnamento istituzionale al triennio dei licei. Un altro dei meriti di questo libro che alla soglia del nuovo millennio ci ha regalato Pasquale Matrone, un libro che ora può  essere reperibile solo nelle biblioteche o nelle librerie di remainders, magari online (come ho fatto io).