venerdì 24 agosto 2018

Intelligenza. Non c'è più l'effetto Flynn? Progressivamente in diminuzione il Q.I.

di
ENZO REGA



Stiamo diventando meno intelligenti! È finito l’effetto Flynn? Lo studioso statunitense James R. Flynn aveva verificato che il Q.I, ovvero il Quoziente Intellettivo, era aumentato di 13 punti negli Stati Uniti tra il 1938 e il 1984 (3 punti per decennio). Questo aumento, con un’incidenza variabile, aveva riguardato diversi Paesi. Ad aumentare era soprattutto l’“intelligenza fluida”, quella che serve a risolvere nuovi problemi, rispetto all’“intelligenza cristallizzata”, quella già sedimentata. Quali le cause ipotizzate (solo ipotizzate perché non era possibile un riscontro assolutamente oggettivo)? Il miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie e dell’alimentazione, la maggiore scolarizzazione e le migliori condizioni generali di vita.
Nuovi studi dimostrano invece che il trend si è invertito, perdendo 7 punti in media dal 1970 al 2009. È il risultato ottenuto su 730.000 test da Bernt Bratsk ERG e Ole Rogeberg del Centro Ragnar Frisch in Norvegia. E  le cause ipotizzate potrebbero essere, tra le altre, la tendenza dei bambini di oggi a leggere poco e passare invece molto tempo con i videogiochi, oltre le mutate condizioni di vita e i diversi sistemi educativi. Questi sono i dati in Norvegia. Ma altri studi hanno confermato anche altrove questo andamento. In Gran Bretagna un’indagine recente ha permesso di rilevare che i QI sono diminuiti tra i 2,5 e i 4,3 punti ogni decennio a partire dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Uno studio del 2007 di Thomas W. Teasdale e  David R. Owen aveva invece mostrato che questa tendenza regressiva non era in atto nei Paesi dove il Q.I. è più basso.
Sono dati contraddittori, perché i nuovi studi datano la decrescita anche in anni concomitanti con l’espansione rilevata da Flynn. A ogni modo, più ci si avvicina ai nostri giorni e maggiore si avverte il calo: come se le nuove generazioni non fossero più stimolate ad acuire l’intelligenza che si sviluppa maggiormente in periodi di crescita. Ma ci può essere anche un’ipotesi metodologica. I test finora predisposti non sarebbero più adeguati a valutare eventuali trasformazioni dell’intelligenza. Derrick de Kerckhove, allievo di Marshall McLuhan, ha parlato di mutazioni neurofisiologiche prodotte dall’uso di computer e internet. Una vera mutazione biologica oltre che antropologica.
Per concludere, riportiamo un dato di uno studio Usa: presso le popolazioni in cui si consuma più pesce il Q.I. è maggiore. Avevano ragione le nostre madri: “mangia pesce che contiene fosforo!”.

Pubblicato originariamente in "Il Pappagallo", Palma Campania, luglio 2018.

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